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☺ Perchè VOCI FUORI DAL CORO? Generalmente durante la settimana leggo quello che viene pubblicato online in merito ad argomenti di mio interesse, ovvero, in particolare, news, aspetti di geopolitica, rapporti fra mondo occidentale e mondo islamico, novità in ambito culturale e nell'Arte. Alcuni scritti sono particolarmente illuminanti perché diradano le nebbie create dalle tante affermazione arbitrarie che incautamente vengono espresse anche nei media. Sperando di fornire un servizio utile ho pensato di raccogliere ogni settimana su questo blog in una RASSEGNA STAMPA i link degli articoli e dei post per me più significativi. Con gli stessi principi vengono formulati COMMENTI. Ho chiamato queste web-pages VOCI FUORI DAL CORO semplicemente perché oggi chi si esprime in maniera corretta, informata e serena è una voce 'fuori dal coro' delle opinioni affrettate, faziose, demagogiche, disinformate e urlate, ovvero che si impongono per i toni della prevaricazione verbale piuttosto che per i contenuti. Buona Lettura! webmaster - Roberto Rapaccini ☺

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• Il Passato sarà un buon rifugio, ma il Futuro è l'unico posto dove possiamo andare. (Renzo Piano) •

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☺ Perchè VOCI FUORI DAL CORO? Generalmente durante la settimana leggo quello che viene pubblicato online in merito ad argomenti di mio interesse, ovvero, in particolare, news, aspetti di geopolitica, rapporti fra mondo occidentale e mondo islamico, novità in ambito culturale e nell'Arte. Alcuni scritti sono particolarmente illuminanti perché diradano le nebbie create dalle tante affermazione arbitrarie che incautamente vengono espresse anche nei media. Sperando di fornire un servizio utile ho pensato di raccogliere ogni settimana su questo blog in una RASSEGNA STAMPA i link degli articoli e dei post per me più significativi. Con gli stessi principi vengono formulati COMMENTI. Ho chiamato queste web-pages VOCI FUORI DAL CORO semplicemente perché oggi chi si esprime in maniera corretta, informata e serena è una voce 'fuori dal coro' delle opinioni affrettate, faziose, demagogiche, disinformate e urlate, ovvero che si impongono per i toni della prevaricazione verbale piuttosto che per i contenuti. Buona Lettura! webmaster - Roberto Rapaccini ☺

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IL MONDO IN SUBBUGLIO CORRE VERSO IL CAOS O VA INCONTRO AD UNA NUOVA RINASCITA?



 Il mondo contemporaneo sta attraversando una rivoluzione geopolitica che ridefinisce le relazioni tra gli attori globali e rende il futuro sempre più imprevedibile. Le guerre tendono a sfuggire a qualsiasi razionalità politica e seguono percorsi autonomi, rivelando conseguenze inaspettate e spesso devastanti. Questa trasformazione non nasce solo da scelte di potere o calcoli diplomatici, ma affonda le sue radici in una crisi di coesione sociale che colpisce le società occidentali e che si manifesta nella fragilità dell’istituzione familiare, nella perdita di fiducia nella politica, nella diffusione di un individualismo che erode la capacità di agire come comunità e che alimenta caos e conflitti. In questo scenario il cuore della crisi è rappresentato dagli Stati Uniti d’America, che pur mantenendo l’immagine di superpotenza vivono un malessere diffuso: un terzo della popolazione si dichiara depresso, il consumo di droghe come il Fentanil ha raggiunto livelli allarmanti, il patriottismo è in declino e il 70% degli americani non crede più nel sogno americano. La coesione sociale è fragile e il paese è incapace di sostenere una guerra prolungata contro potenze di pari livello, preferendo interventi rapidi e circoscritti. Emerge una crescente influenza cattolica nelle élite statunitensi, un paradosso per una nazione storicamente anticattolica, ma oggi percepita da una parte della destra come possibile modello di comunità basata su ordine e coesione in contrapposizione al disordine e alla violenza diffusi in una società dove circolano più fucili che abitanti. Le priorità americane sono prevalentemente interne, e sebbene la Cina rappresenti la principale sfida geopolitica, Washington appare concentrata sulla necessità di ricompattare la nazione e di difendere una la ‘fortezza nordamericana’ che comprende anche Canada e Groenlandia. La sfida decisiva si gioca sul terreno della tecnologia e in particolare dell’intelligenza artificiale, campo in cui Stati Uniti e Cina si contendono la leadership mentre l’Europa rimane indietro. In questa competizione l’energia e l’acqua hanno un valore strategico essenziale, e questo spiega l’interesse crescente per l’Artico, area cruciale non solo per le sue risorse ma anche per il controllo delle nuove rotte marittime. In parallelo la Cina di Xi Jinping coltiva il sogno di riportare il paese al rango di grande potenza, recuperando l’antico prestigio perduto. La sua stabilità interna è messa alla prova da regioni sensibili come Tibet, Xinjiang, Mongolia interna e Hong Kong, ma il nodo centrale è Taiwan, considerata proprietà irrinunciabile e chiave di accesso al Pacifico. Gli Stati Uniti mirano invece a contenere Pechino e immaginano persino scenari di frammentazione della Cina, con Taiwan trasformata in un perno strategico per bloccarne l’espansionismo marittimo. In questo quadro la Russia emerge come il terzo incomodo: Mosca non accetta di essere relegata a potenza secondaria, reclama un dialogo paritario con l’Occidente e concentra le proprie ambizioni sul controllo dell’Artico e delle rotte che collegano l’Estremo Oriente all’Europa e alle Americhe. La guerra in Ucraina è il risultato diretto di questo intreccio di ambizioni: dopo il crollo dell’Unione Sovietica l’allargamento della NATO ad est ha alimentato il senso di accerchiamento di Mosca e Putin ha tentato una rapida operazione militare convinto di una vittoria facile, trovando invece un’Ucraina resistente e sostenuta dall’Occidente. Il prezzo è stato altissimo: centinaia di migliaia di vittime e un collasso demografico che ha ridotto la popolazione a meno della metà rispetto al 1991. In Medio Oriente l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 ha aperto una nuova fase: Israele, spinto da componenti ultrareligiose, punta a una vittoria definitiva e a una visione espansionistica che va dal fiume al mare, relegando la causa palestinese all’identificazione con Hamas e marginalizzando l’Autorità Nazionale Palestinese. Il conflitto con l’Iran appare meno centrale, mentre si profila un possibile scontro con la Turchia e si consolida l’espansione israeliana nelle alture del Golan e in Siria. In questo contesto l’Italia si trova in una posizione delicata: la sua storica centralità nel Mediterraneo rischia di svanire se le rotte artiche diventeranno pienamente navigabili e il nostro mare si trasformerà in un lago salato marginale rispetto ai grandi traffici globali. La libertà di navigazione verso il Mar Rosso e l’Oceano Indiano non è più scontata e le crisi che si accavallano tra Medio Oriente, Mar Nero e Mar Rosso incidono direttamente sui nostri interessi vitali. Tutto questo ci interroga sulla capacità di guardare oltre la superficie degli eventi e di prepararci a un mondo in cui i vecchi paradigmi non bastano più e i nuovi faticano ad affermarsi, imponendo all’Italia e all’Europa una riflessione urgente e profonda su come affrontare una trasformazione che non è un processo lontano, ma una realtà che già condiziona la nostra sicurezza, la nostra economia e il nostro futuro. Le prospettive future che emergono da questo quadro sono molteplici e non lasciano spazio a facili ottimismi. La geopolitica globale è destinata a rimanere instabile e il confronto tra Stati Uniti e Cina non rappresenta un episodio passeggero, ma il vero asse portante del XXI secolo. È difficile immaginare compromessi duraturi e il rischio concreto è che si consolidi una nuova guerra fredda tecnologica che non si gioca più soltanto sugli arsenali militari ma sull’intelligenza artificiale, sull’energia, sulle risorse idriche e sul controllo delle infrastrutture strategiche. L’Europa, se non saprà dotarsi di strumenti comuni, resterà schiacciata tra i due colossi, costretta a un ruolo di comparsa. La Russia non rinuncerà alla propria proiezione imperiale e continuerà a utilizzare l’Artico, l’energia e le guerre ibride come strumenti di pressione e di influenza. L’Ucraina rimarrà un nodo irrisolto: anche se il conflitto dovesse congelarsi, il paese resterebbe segnato da ferite demografiche ed economiche profonde che ne comprometteranno la stabilità per decenni. In Medio Oriente la prospettiva di un “grande Israele” rischia di alimentare un ampliamento del conflitto e un deterioramento irreversibile dei rapporti con il mondo arabo, mentre la Turchia si propone come nuovo polo regionale con interessi autonomi e divergenti. Gli Stati Uniti, se non troveranno un equilibrio interno, rischiano di ridurre la loro capacità di leadership globale, aprendo spazi ad altre potenze. La Cina, pur avviata verso un’espansione costante, dovrà fronteggiare fragilità interne come la crisi demografica, le tensioni etniche e il nodo di Taiwan, che rimane la grande incognita del futuro. Per l’Italia e per l’Europa le prospettive dipendono dalla capacità di comprendere i mutamenti delle rotte globali e di ridefinire il proprio ruolo. Se l’Artico diventerà una via privilegiata, il Mediterraneo perderà centralità e la nostra posizione strategica sarà indebolita. Ciò significa che dovremo ripensare non solo alla nostra funzione di ponte tra Nord e Sud del mondo, ma anche al nostro impegno nella difesa della libertà di navigazione e nello sviluppo di tecnologie strategiche. Infine, al di là dei rapporti di forza tra le grandi potenze, la vera questione riguarda la capacità delle società di ritrovare coesione e senso di comunità. Se continueremo a frammentarci in identità contrapposte e in società dominate dall’individualismo, i conflitti tenderanno a moltiplicarsi; se invece emergeranno nuove forme di cooperazione e di pensiero condiviso, anche questa fase di caos potrà trasformarsi in un’occasione di rinascita.

Roberto Rapaccini